UN PARTNER DI ASSOLUTO PRESTIGIO

Zecca di Lucca

Un partner esclusivo per un progetto in esclusiva mondiale

logo-zecca-web-big

La Zecca più antica d'Europa

La zecca di Lucca fu aperta nel 650 e ha continuato la propria attività per circa dodici secoli, dai Longobardi fin verso la metà del XIX secolo, durante i quali ha prodotto oltre duemila1 tipi monetali.

A differenza di altre, la zecca lucchese è stata oggetto di studi anche da parte di personaggi illustri come Domenico Massagli e Giulio Cordero di San Quintino, forse anche a causa della sua longevità.

Fin dall’inizio Lucca si collocò come la zecca più importante del Regno Longobardo dopo quella di Pavia. Inizialmente si dedicò alla produzione di Tremissi d’oro anonimi su cui era riportato il nome della città, dal 749 batté invece un tremisse dedicato ad Astolfo Re dei Longobardi, seguito poi un Tremisse per Desiderio, Re d’Italia dal 756 al 774.

Nel 1843 l’attività della zecca lucchese fu definitivamente sospesa e poco dopo anche la città di Lucca fu annessa al Granducato di Toscana.

 

La Zecca di Lucca oggi

Nel 1996 nacque la Fondazione dell’Antico Uffizio della Zecca di Lucca e, solo un anno dopo, il Collegio dei Monetieri, erede ideale della secolare tradizione lucchese.

Da allora è iniziato da parte di questi enti un profondo e accurato studio dei documenti conservati all’interno dell’Archivio di Stato di Lucca, ma la vera e più importante attività è stata quella della produzione di monete, gettoni e medaglie commemorative, realizzate seguendo tecniche tradizionali.

L’Antica Zecca di Lucca si è poi occupata della riproduzione delle monete più importanti e significative nella storia della sua produzione, tra cui Denari Carolingi, Zecchini, Ducati, Fiorini e molti altri.

Lo scopo è quello di ricostruire e conservare gli antichi metodi di lavorazione altrimenti destinati a scomparire.

Il Quattro 4 Cavalli di Ferdinando IV

Nel 1788, la zecca di Napoli coniò un progetto per una nuova moneta da 4 cavalli in rame che avrebbe dovuto raffigurare sua maestà Ferdinando
IV di Borbone, per sostituire le vecchie monete precedenti con lo stesso valore.

Questo progetto, pressoché unico, manca al rovescio del valore e raffigura un grappolo d’uva, simbolo di fecondità ed emblema della coesione del Regno sotto l’egida della Casa Reale, affiancato da due pampini e accantonato dalla data 1788 ai lati. Emblematico il profilo delgrappolo, che ricorda la forma di un cuore.

Attorno al ritratto sovrano, per mancanza di spazio, la titolatura è quella di SICIL[iarum] REX e il ritratto si caratterizza per i lunghi capelli fluenti e il profilo verista, che nulla nasconde della fisionomia di re Ferdinando. La moneta di serie, simile ma con indicazione del valore C. 4 (CAVALLI 4) ai lati del grappolo, fu poi battuta dal 1788 al 1792 e, con diametro ridotto a 18 millimetri, nel 1804.

Simbolo molto ricorrente anche nella monetazione classica, presente ad esempio su magnifiche monete antiche di Naxos, Iguvium, della stessa Neapolis, il grappolo d’uva si impone per il suo valore iconico di comunicazione, legato com’è al vino, uno dei pilastri, assieme al pane e all’olio, dell’alimentazione dei popoli mediterranei. Perché del resto, ricordando Euripide (Le Baccanti, 774-775): “E se non c’è e vino, non c’è neppure amore, e non c’è per gli uomini nessun altro piacere”.

Dott. Roberto Ganganelli
Fondazione Antica Zecca di Lucca/Direttore scientifico

...e il sogno del Re riprende vita!